Dreamwalker
La ragazza che camminava nei sogni
di Maria Chiara Cabrini
Trama dell’editore: Diana ha perso cinque anni della sua vita. Vorrebbe che non fosse accaduto, ma non può cambiare il passato, né cancellare le cicatrici che le ha lasciato. Può solo ricominciare da capo. Costruirsi una nuova identità, trovare nuovi amici, un nuovo scopo, e nascondere a tutti il suo segreto. Nessuno potrebbe mai immaginare che dietro i suoi abiti sempre coordinati, la sua quieta determinazione nello studio e l’abilità di creare dolci squisiti, si celi una paura che stenta a tenere a bada. Nemmeno Sebastiano, l’assistente del corso di giapponese che Diana ha iniziato da poco a seguire. Quando la guarda, lui vede solo una ragazza attraente, con gli occhi grigi più belli che abbia mai visto, ma quando lei lo guarda vede ciò che sta cercando disperatamente di lasciarsi alle spalle. Vede un incubo che le impedisce di dormire, un dolore che l’ha cambiata per sempre e che non vuole mai più provare. Amare è un rischio che non vuole correre di nuovo, ma la scelta non è unicamente nelle sue mani, e osare potrebbe permetterle di raggiungere un traguardo che non aveva mai neppure osato sognare.
ATTENZIONE SPOILER
*-*-*
Ho iniziato a leggere questo libro in un momento non troppo felice della mia vita, e indubbiamente ritenevo che questo avrebbe in qualche modo influenzato il mio giudizio. Per questo motivo ho deciso di far passare del tempo, dal termine della lettura, prima di scrivere la mia recensione: avevo bisogno di chiarirmi un po’ le idee.
Daria è innamorata, giovane, felice e spensierata. La sua vita è praticamente perfetta con il suo ragazzo, Stefano, e i suoi amici, con i quali affronta serenamente l’anno scolastico fra feste e ripassi serali.
Eppure, cinque anni dopo, la vita di Daria è completamente diversa, si potrebbe dire distrutta. Il dolore per una grande perdita l’ha spinta fra le braccia di una persona sbagliata, e soprattutto a punirsi ogni singolo giorno della sua esistenza prostituendosi e assumendo droga. Daria non è più la ragazza di prima, e si sta avviando inesorabilmente e volontariamente verso l’autodistruzione. Cinque anni di questa vita l’ha ridotta a pezzi, fisicamente e psicologicamente, il suo corpo è martoriato dai lividi e dalle iniezioni di eroina e…
… E tutto questo non è mai avvenuto.
Dreamwalker, nonostante il titolo possa indurre il lettore a credere che si tratti di un paranormal romance, un paranormal non è. L’autrice si allontana dalla sua zona di confort fantasy, che l’ha sempre accolta come lettrice, blogger e scrittrice, e dopo Lie To Me torna a vezzeggiarci con un romance dai tratti psicologici davvero promettente. Preciso che sono stata una di quelle lettrici che è stata tratta in inganno dal titolo, e che quindi ho finito per rimanere a bocca asciutta e con un po’ d’amaro nell’anima per non avere il risvolto che mi aspettavo. C’è da dire che tanti anni di recensioni e letture mi hanno resa un po’ superba, convinta di poter leggere fra le righe e anticipare gli eventi, e il titolo di questo romanzo mi ha sì un po’ ingiustamente illusa, ma anche insegnato un po’ di umiltà. =)
C’è da precisare che recensirlo sarà complesso, ma farlo senza fare spoiler praticamente impossibile,
quindi per tutti coloro che vogliono evitare di scoprire troppo della trama io consiglio di fermarsi qua, e fare un giro su www.goodreads.com dove, i commenti dei lettori, fanno comunque facilmente intendere se si tratti di un libro degno di essere letto, senza però svelare troppo.
Tornando al romanzo, Daria cerca di riprendere in mano la sua vita, ma dopo essere rimasta fuori dal mondo per cinque anni è tutt’altro che facile. Andare a vivere da sola, riprendere a studiare, fare nuove amicizie e riallacciare i rapporti con i genitori sono per lei un’impresa titanica, soprattutto visto che tutto, nella sua testa, continua ad essere messo in discussione. Posso farcela? Sarà vero? Sarò all’altezza? E se crollasse tutto di nuovo? E se fosse solo un’illusione?
È complesso ricomporre i cocci di una vita andata in frantumi, e farlo facendo i conti con le conseguenze di una situazione grave come quella affrontata da Daria è ancora più complesso. Come affrontare e riscostruire una vita normale quando ogni singola cosa ti mette costantemente alla prova e ricorda la tua condizione? Dove trovare la forza, e soprattutto il coraggio?
Quando verità, illusione, ricordi, sogni e allucinazioni si mescolano fra loro, spingendoti a chiederti quale sia la realtà, come è possibile vincere e avere la meglio sulla malattia?
Daria è malata, lo sa, lo affronta e cerca di gestire la sua nuova vita al meglio delle sue facoltà. Il dolore continua a tormentarla, gli incubi non la lasciano mai ma, nonostante ciò, continua a lottare. Almeno fino a quando, un viso, anzi IL viso, che sembra emergere direttamente dalle sue più profonde paure, finisce per tornare a far parte della sua quotidianità.
Cosa è reale? Come è possibile?
È qui che, come lettrice mi aspettavo una svolta decisiva. Un colpo di penna che rimescolasse decisamente le carte in tavola, che mostrasse quel lato paranormal che mi aspettavo. O semplicemente che desse un tocco di “cruda realtà” al romanzo. L’atmosfera rosa, di una trama che versa al “andrà tutto bene”, purtroppo – per i miei gusti – aleggia fin dai primi capitoli, e quindi speravo in un po’ di movimento.
Invece i temi restano calmi, gli scossoni non sono troppo accentuati e in breve si comprende che l’intento dell’autrice non è quello di sconvolgerci, o di sconvolgere Daria. Vuole portarla alla rinascita, e lo farà, pagina dopo pagina, fra piccoli ostacoli e grandi vittorie, infarcendo tutto del dolce profumo di torte appena sfornate che sembra trasformare Dreamwalker in un Culinary Romance.
Personalmente non mi piacciono i culinary romance, ma ho apprezzato Dreamwalker perché ha saputo trasmettere dei messaggi importanti, fra cui, il più forte: non importa quale sia il tuo limite, cosa ti obblighi a ridimensionare le tue aspettative o i tuoi obiettivi nella tua vita, nessun sogno sarà meno importante del precedente e nulla può impedirti di ridisegnarti. La felicità si costruisce e ce la possiamo ridisegnare addosso, a nostra immagine, che ovviamente negli anni può cambiare. Questo è bellissimo, è un lato del romanzo di Maria Chiara Cabrini che ho adorato, e per questo ne consiglio la lettura.
Non mancano qualche piccola ingenuità, che personalmente hanno risvegliato nella mia mente il fastidioso campanello che tintinnava “è un libro scritto da un autore italiano”, che nelle altre opere della Cabrini non è mai accaduto. Ma questa volta è successo, e per onestà ne parlo.
Troppe citazioni, troppi riferimenti ai gusti dell’autrice. Che siano veri o meno, e questo non posso saperlo per assoluto, ma ci sono troppi richiami a libri, autori, opere, canzoni… Troppo. Rallenta il libro, interrompe la narrazione dolce ed evocativa dell’autrice e riporta il lettore, immerso nella trama, bruscamente alla realtà. I cammei a opere e autori, o personaggi famosi, canzoni… quello che volete voi, non possono occupare pagine e neanche essere delle liste. Possono essere dei piccoli riferimenti, inserendoli nelle trame, che possono essere colti da un altro lettore, fan a sua volta, oppure no. E laddove si voglia comunque inserire quali sono gli autori preferiti della protagonista, è bene non strafare, a mio avviso.
Stesso discorso quando si vuole descrivere l’outfit dei protagonisti. Non serve, non serve quasi mai, una descrizione di ogni abbinamento di capo o colore, fa troppo stile fanfiction.
In definitiva è davvero una lettura piacevole, e che fornisce degli spunti molto interessanti. Un libro da leggere sicuramente, ma pur sempre con quale pecca qua e là.
Abbiamo votato questo romanzo: 3 STELLE